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Friday, 13 March 2015

Oltre un secolo di ignoranza...


... E’ quello che divide noi italiani dalla storia e dalla cultura delle Filippine.

Mi riferisco al genio poliedrico di José Rizal (1861-1896), celebrato eroe e martire dell’arcipelago dell’estremo Oriente. Cadde per mano dei politici dell’epoca, il governo coloniale spagnolo che opprimeva il Paese da tre secoli, guidato ideologicamente dai monaci cattolici con metodi repressivi. Era medico, poeta, narratore, scultore, pittore, poliglotta, naturalista e proveniva dalla classe abbiente degli ilustrados, meticci di origine europea o cinese, educati all’estero e di vedute liberali. Fu accusato di avere fomentato la ribellione popolare che più tardi sfociò nella Rivoluzione filippina del 1896. In realtà propugnò il raggiungimento pacifico di autogoverno attraverso riforme istituzionali ma non la rivoluzione, sebbene fosse a favore di mezzi violenti come ultima risorsa. Aveva fondato la Liga filipina, un movimento riformista moderato nel 1892, ma soprattutto aveva scritto due romanzi, Noli me tangere e El filibusterismo, che descrivevano le ingiustizie della società e in particolare il “cancro” profondamente radicato rappresentato da tre secoli di oppressione da parte del clero spagnolo, che infieriva sulle classi più povere, mantenendole succubi. Fu proprio in base ai suoi romanzi che fu accusato di sovversione, esiliato, poi fatto rientrare in patria per consegnarlo alla giustizia, che ne decretò la colpevolezza e lo condannò alla fucilazione, eseguita il 30 dicembre 1896.
Rizal aveva come obiettivo la restituzione della dignità ai suoi connazionali, attraverso la liberazione nazionale e l’autogoverno. Diceva in verità: “Perché lottare per l’indipendenza, se gli schiavi di oggi saranno i tiranni di domani? ”

La cosa straordinaria è l’assenza di traduzioni pubblicate in italiano dei due romanzi così fondamentali per la storia delle Filippine. Le opere furono scritte originariamente in spagnolo, Noli me tangere nel 1887 e El Filibusterismo nel 1891, pubblicate rispettivamente a Berlino e a Gand e presto tradotte in tutte le lingue principali, prima fra tutti l'inglese, ma non in italiano. Perché?

I suoi due romanzi sono grandi opere, straordinari affreschi di una umanità sciagurata e allo stesso tempo tenacemente speranzosa. I personaggi sono anime combattute tra una deferenza umiliante verso il clero e il potere e una tensione verso la libertà, vista però come un’utopia irraggiungibile. Personaggi umili e personaggi tronfi, amici del popolo e inquisitori crudeli, anime innocenti e filosofi matti, maggiorenti baciapile e rinnegati derubati anche del proprio nome. I registri sono molteplici, il tono secondo i casi è comico, tragico, appassionato, cinico, meditativo, concitato.
In Noli me tangere alcuni ritratti sono indimenticabili, tra i femminili quello di Dona Victorina, una grottesca arrampicatrice sociale india sposata con un ciarlatano spagnolo, o quello dell’agghiacciante Dona Consolacion, un’arpia infernale, o ancora quello tragico di Sisa, giovane madre impazzita per la perdita dei due figli. Tra i personaggi maschili è indimenticabile la figura di Padre Dàmaso, il francescano immorale, prepotente e pericoloso, accoppiata con la figura di Padre Salvì, viscido e lussurioso. Gli eroi – Ibarra e  Maria Clara – sono anch’essi memorabili, ma a un livello più normale, quindi forse meno interessante.

Il filosofo Tasio ed Elìas hanno in due momenti diversi conversazioni con Ibarra. Si può intuire una sorta di dialogo interiore di Rizal che soppesa i pro e i contro di alcune scelte, prima con Tasio, scettico e iper consapevole, in un secondo tempo con Elìas, irremovibilmente orientato verso la ribellione, a cui non vede alternative. Ibarra contrappone a entrambi le sue idee liberali e non violente. Rizal viveva egli stesso tale contraddizione.
E’ agghiacciante ritrovare nel romanzo la trama della vita dell’autore stesso, prima perseguitato, poi giustiziato nei modi descritti nelle pagine da lui compilate. E’ come se avesse previsto il futuro che lo riguardava.

L’opinione più diffusa tra gli studiosi di Rizal è che la sua esecuzione per mano dei colonizzatori spagnoli abbia acceso la scintilla della Rivoluzione filippina. Quanti italiani conoscono la storia di questa importante parte del mondo? Basterebbe la pubblicazione delle opere del patriota filippino martire Rizal per svegliare l’interesse di migliaia di lettori.
Cosa aspettiamo, allora…




(C) DaniBlue

13 marzo 2015

3 comments:

Unknown said...

In effetti una traduzione in italiano esiste già: l'ho trovata online nella forma di un documento PDF di quasi 400 pagine. La traduzione risale al 2003, mi sembra, ma non è mai stata pubblicata. Questo per me è un mistero. Quali forze oscure impediscono che sia divulgata anche in Italia? Naturalmente non è un problema per chi conosce l'inglese, il francese o altre lingue leggere il testo, magari in spagnolo, la lingua originale. Chi ha interesse che non venga pubblicato in italiano?

sara nathan said...

grazie Daniela e hai ragione sull'ignoranza che regna sovrana, ti confesso che anch'io di questo José Rizal, personalità di assoluto rilievo a quanto leggo, non ne sapevo proprio niente.Ti domandi perché non sia stato tradotto e senza ipotesi dietrologiche, penso semplicemente che come tutti sanno in Italia si legge poco e comunque molto meno che in altri paesi, ragion per cui non si è ritenuto redditizio tradurlo. Ci sono comunque illustri esempi di miopia, anche "Se questo è un uomo" di Primo Levi, tanto per citare un esempio, non aveva passato la selezione per la pubblicazione.Serve aggiungere altro?

Unknown said...

Assolutamente vero, Sara. L'ignoranza e la scarsa propensione alla lettura degli italiani sono un fattore determinante. Però si tratta anche di documenti storici, e chi è interessato alla storia dell'Asia oceanica non può ignorarli. Ma anche dal punto di vista letterario si tratta di romanzi di grande valore, e di lettura avvincente.
La cosa bizzarra è che anche nelle Filippine pochissimi li hanno letti, nonostante siano testi scolastici obbligatori, in versione ridotta, mentre tutti sanno che era Rizal e lo celebrano come eroe nazionale. Forse i filippini sono lettori ancora più scarsi degli italiani: la nostra famiglia che abita a Davao, per quanto appartenente alla classe "istruita", non ha in casa un solo libro. E non rappresenta un'eccezione.