La varietà geologica di Lanzarote è irripetibile, come dimostra un’altra meraviglia naturale, El Golfo. Si tratta di un vulcano che, eruttando, ha aperto un cratere in mare, formando un’insenatura, El Golfo, appunto. Qui i colori sembrano addirittura artificiali – dal rosso vivo dell’arenaria, al nero lucido del basalto, al grigio argenteo della sabbia del fondo, allo smeraldo delle alghe nella piccola laguna.
La natura a Lanzarote è l’indiscussa sovrana, ma gli esseri
umani ci hanno vissuto sin dalla preistoria, in piccoli insediamenti, pescando,
cacciando e allevando bestiame e in seguito creando agricoltura e forme di
commercio. L’inospitalità dell’ambiente è stata un grosso ostacolo sia per la
colonizzazione, sia per l’instaurazione del turismo di massa, e la vita nei
piccoli centri rurali e urbani è proseguita con poche innovazioni fino a oggi.
Oggi c’è un aeroporto internazionale ad Arrecife, la
capitale, e una rete stradale e autostradale piuttosto sviluppata; le vie
telematiche sono stabilite ma richiedono miglioramenti, particolarmente il
sistema wi-fi. In un certo senso è una ribelle consolazione sapere di essere
talvolta isolati, “non connessi”, irraggiungibili dal resto del mondo. Ed è
quindi un piacere scoprire luoghi dove il tempo si è fermato, come nei vigneti
scavati nei lapilli; nei campi coltivati secondo tecniche primitive; nei
mercatini artigianali dove si trovano in vendita articoli davvero singolari;
nelle aie dove razzolano insieme capre, galline, maiali, cani; nei caffè sparsi
in campagna con le loro offerte limitate di prodotti importati¸ nelle
formazioni di arenaria scolpite dal vento che assomigliano a castelli e
cittadelle di sabbia costruite da chissà quali alieni…
Le comunità sono piccole e tranquille, alcune anche ricche
di storia come Teguise, Haría, San Bartolomé, Tinajo, Yaiza; altre vivono
soprattutto di turismo, come Arrecife, Puerto del Carmen, Playa Honda, Playa
Blanca, Costa Teguise. Il turismo, però, non è quello chiassoso di Tenerife e
Gran Canaria; è un turismo più attivo, più interessato alla scoperta
dell’ambiente naturale, meno festaiolo e nottambulo. Incredibile ma vero, i
locali pubblici – ristoranti, bar, pub – aprono presto la sera e alle nove già
sono chiusi. All’inizio siamo rimasti esterrefatti. Ci chiedevamo se fossimo o
no in Spagna.
Le poche spiagge sabbiose (la costa è per la maggior parte
rocciosa e impervia, da togliere il fiato) sono frequentate da sportivi e
atleti, non famiglie pigre con ombrelloni e sdraio.
A nord di Lanzarote c’è il piccolo arcipelago composto da La
Graciosa, Montaña Clara e Alegranza, di cui soltanto la prima è abitata (meno
di settecento persone) e si trova a quaranta minuti di traghetto dal porto di
Orzola, sulla punta nord di Lanzarote. Le altre due sono riserve naturali
protette. La traversata è indimenticabile, si aggira Punta Fariones e si entra
nel Río, lo stretto che separa le due isole, fiancheggiata a est da alte falesie
di basalto e a ovest da una costa bassa e sabbiosa. Il mare è di un blu
profondo e il sole lo fa luccicare di pagliuzze d’oro. Il porto di La Graciosa
è minuscolo e vi approdano soltanto i frequenti traghetti e le imbarcazioni dei
pescatori.
Non ci sono né strade asfaltate né veicoli a motore. Non ci sono
nemmeno sorgenti di acqua dolce, quindi occorre premunirsi. E’ un luogo ideale
per escursioni, con decine di sentieri segnati, vulcani e spiagge da godere in
solitudine, vedute da togliere il respiro. Uno dei posti più spettacolari è la
Playa de la Cocina ai piedi della Montaña Amarilla, dove esiste una grotta con
vista, magnifico luogo da picnic.
Il nostro campo base a Lanzarote era Arrieta, un grazioso
borgo marinaro sulla costa nordorientale, con casette bianche a due piani, una
lunga spiaggia rocciosa, dove le onde sembrano essere ideali per gli
appassionati di surf, frequentato da un gran numero di giovani sportivi. La
località ha diversi ottimi ristoranti di pesce, tra cui il popolare El Amanecer
e El Marinero, di una classe superiore.
Ultimo punto non trascurabile il vino di Lanzarote. La
produzione è limitata dalle dimensioni dell’isola, ma la qualità è più che
eccellente, particolarmente la Malvasía, vincitrice di numerosi trofei
internazionali. I vigneti si trovano soprattutto nella parte meridionale, tra
Tinajo e Yaiza, e le bodegas (enoteche produttrici di vino con vendita diretta)
lungo le strade principali sono numerose; tra queste spiccano Bodega Rubicón e
Bodega La Geria, entrambe con degustazione e ristorante abbinato.
Pur essendo di dimensioni così limitate, Lanzarote è un
mondo in miniatura e una settimana è appena sufficiente per una conoscenza
superficiale. Ho già voglia di ritornarci per approfondire.
©DaniBlue
18 marzo 2015
2 comments:
a la Graciosa non ci ero andata perché quel giorno l'oceano era agitatissimo e i traghetti a Orzola non lavoravano, grazie di avermi offerto uno sguardo ravvicinato. E poi sono invidiosa, ma dove cavolo li hai visti quei castelli favolosi di arenaria?
Le fragili formazioni di arenaria si trovano in località El Mojon, sulla strada che da Teseguite porta a Guatiza, non lontano dal Jardìn de Cactus. Sono purtroppo fenomeni in grave pericolo di distruzione, poiché sono sulla strada aperta a tutti, senza nessun genere di protezione.
In effetti, sono state oggetto di vandalismo (graffiti ecc.) e continueranno a esserlo se non si prendono provvedimenti per preservale.
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