Il numero di vulcani stimato è di oltre 200, ma non esistono cifre ufficiali. Il fuoco continua a ribollire sotto la superficie di Lanzarote e ogni tanto si apre una nuova bocca che erutta e ricopre l’isola di fiumi di lava e lapilli. Il vasto Parco Nazionale di Timanfaya è costituito esclusivamente da materiale vulcanico e non vi è accesso se non con guide autorizzate.
L’isola rifiuta orgogliosamente l’era moderna. I suoi
paesaggi ricordano l’Islanda, anch’essa terra che sembra appartenere a un’altra
era geologica, con una vegetazione scarsa, quasi assente e forme di vita autoctone
primitive, presenti solo su di essa.
Nel quattordicesimo secolo il navigatore varazzino Lanzerotto
Malocello (dal cui nome è stata chiamata l’isola) vi approdò e osservò che era
abitata da tribù autoctone (Guanches) rimaste all’età della pietra. Successive
spedizioni riuscirono a occuparla solo un secolo dopo, e restò comunque sempre
destinazione di scorrerie piratesche, come testimonia il Castillo de Santa
Barbara ad Haría.
In controtendenza con lo sviluppo del turismo di massa nel
resto delle Canarie, Lanzarote ha mantenuto il suo aspetto antichissimo grazie
anche all’impegno dell’artista e architetto locale, César Manrique, che ha
combattuto strenue battaglie contro la costruzione di alberghi-grattacielo
dagli anni settanta in poi, fino alla sua morte prematura nel 1992. Manrique ha
favorito un’edilizia vernacolare, cioè rispettosa delle tradizioni locali, pur
arricchita di alcuni voli di fantasia. Le sue opere architettoniche, scultorie
e pittoriche sono diffuse in tutta Lanzarote, regalandole quel fascino unico
che non appartiene al resto dell’arcipelago. Il suo concetto era di fondere l’impatto
umano con quello della natura per creare un’armonia di forme e colori rispettosa
e insieme stravagante. Le sue gradevoli invenzioni riempiono di ammirazione e
di stupore.
Tra le sue numerose creazioni vi sono la sua abitazione con studio
e giardino ad Haría, la Fondazione Manrique a Teguise, il Mirador del Río (ristorante
belvedere con vista sull’arcipelago Chinijo), il Monumento al Campesino, il
Jameos del Agua (ristorante e spazio per concerti ed eventi ricavato in un tunnel
vulcanico), il Jardín de Cactus (una straordinaria collezione di cactacee), e
un numero di sculture mobili in giro per l’isola. Altre opere si trovano a
Tenerife (Lago Martianez e Playa Jardín a Puerto de la Cruz), Gran Canaria, La
Gomera ed El Hierro.
I due colori dominanti dell’architettura tipica lanzarotiana sono il bianco abbacinante dell’intonaco delle abitazioni e l’azzurro del mare, integrato nella vita quotidiana in forma di piscina, vasca o fontana. Un’altra caratteristica sono le pietre nere vulcaniche che traspaiono sotto l’intonaco.
La chiesetta di Yé, nel nord dell’isola, è il primo luogo d’incontro con il gruppo e le guide che ci fanno visitare bellezze selvagge, vegetazione nativa, formazioni vulcaniche, colori della natura. Le nostre escursioni prevedono il Monte Corona, la Caldera Blanca, la Montaña Colorada ed El Cuervo, tutti vulcani spenti ciascuno con la propria storia e le proprie peculiarità.
Il Monte Corona è una delle supreme “vette”, il cui cratere
è a 609 m (l’altitudine massima dell’isola è di 670 m), e si distingue per
essere “giovane” cioè prodotto da un’eruzione poco più di quattromila anni fa, responsabile
anche di avere scavato un lunghissimo tunnel lavico che si tuffa nell’Atlantico
a molti chilometri di distanza. Verso il mare, e sotto di esso, il tunnel forma
la fantastica caverna Cueva de los Verdes, un ambiente fiabesco con riflessi e
riverberi smeraldini.
El Cuervo è un vulcano molto pittoresco visitabile internamente, ricco di minerali e di vegetazione rigogliosa. Montaña Colorada è sorprendente per i bellissimi colori che cambiano girandoci intorno: verde, rosso, giallo, e per la “bomba”, un enorme monolite basaltico che si ipotizza sia stato espulso in fase eruttiva e si sia piantato nel terreno sabbioso a un centinaio di metri dal cratere.
Il club a cui ci siamo affidati per le escursioni è il Lanzarote Active Club, animato dai bravissimi Michele, Carmen, Isabel e Alena. Non avremmo potuto essere più fortunati. (Continua)
©DaniBlue
18 marzo 2015
2 comments:
belle belle belle le foto dei vulcani, ognuno diverso! Mannaggia se fossi più sportiva.... me li sarei visti anch'io!
Grazie, molto gentile. Però ho l'impressione che tu abbia visto di più, maggiori dettagli e li hai descritti più in profondità. Ti ammiro.
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