Accanto allo Zwinger su un altro lato della grandissima Theaterplatz sorge il magnifico e armonioso Semperoper, teatro d’opera e sala da concerto, costruito nel 1878 da Gottfried Semper, che lo dotò di una delle migliori acustiche al mondo. Fu interamente ricostruito dopo i bombardamenti del ’45, riuscendo a ricuperare la formidabile acustica. Il teatro è visitabile internamente e davanti ad esso si erge il bel monumento equestre a re Giovanni di Sassonia.
Le strade del centro storico di Dresda sono ampie e tranquille; il centro è zona pedonale, frequentato da un numero sostenibile di turisti e ciclisti, mentre i tram gialli, lunghissimi (fino a 40 m) e ultramoderni sgusciano silenziosi sulle rotaie senza però spaventare i pedoni, poiché viaggiano tranquilli e sono riconoscibili da lontano.
Interno completamente restaurato della Frauenkirche |
Fu rieretta nel 2005 grazie a ingenti donazioni britanniche, americane (cioè degli ex-nemici di guerra e coloro che il 13 febbraio del 1945 rasero al suolo la città provocando con i loro raid aerei una pioggia di fuoco e causando un numero impressionante, incalcolabile di vittime), francesi e svizzere. Il costo totale della ricostruzione è stato di 132 milioni di euro. Del materiale originale è stato riutilizzato il 45%, identificabile per il colore più scuro, soprattutto nella facciata. La cupola è stata completamente rifatta in arenaria bianco-rosata e svetta a 90 m dominando l’Elba e la città. E’ possibile salire sulla piattaforma panoramica della cupola che si trova a 68 metri.
Palazzo Cosel, anch'esso interamente ricostruito dopo la guerra |
Skyline di Dresda: cupola della Frauenkirche e cupola del''Accademia di Belle Arti |
Giardini Bruhl (Bruehlscher Garten) |
Memoriale a Caspar David Friedrich |
Vista dalla Bruehlsche Terrasse, con vaporetti attraccati sull'Elba |
Il ponte di Augusto dalla Terrazza Bruhl |
Retro dell'Albertinum |
Carolabruecke |
Albertinum |
Caspar David Friederich, Due uomini osservano la luna |
Edgar Degas, Ballerine |
Paul Gauguin, Donne di Tahiti |
Max Liebermann, Sull'Alster ad Amburgo |
Otto Dix, La guerra |
Auguste Rodin |
Vincent van Gogh, Cotogne |
Oltre il giardino pubblico, lungo la riva cui sono attraccati diversi vaporetti da crociera, si è in vista del molto trafficato Carolabrücke, e quasi sull’angolo, in Hasenberg, è stata costruita la Nuova Sinagoga (Neue Synagoge) sull’area di quella vecchia, la Sempersynagoge, distrutta nella Notte dei cristalli, nel 1938. E’ un edificio di stile modernista, un cubo asimmetrico di mattoni senza finestre. Di fronte vi è un simile edificio della Comunità ebraica (Gemeindezentrum), che ha qualche finestra e offre informazioni, allestisce concerti, mostre ed eventi.
Tornando in centro, passeggiamo lungo la Augustusstsrasse per ammirare il Fürstenzug (corteo dei principi), un lunghissimo mosaico che rappresenta i regnanti sassoni in processione a cavallo. Fu dipinto originariamente tra il 1871 e il 1876 per celebrare otto secoli della dinastia Wettin, la casa reale sassone. Per renderlo impermeabile, fu sostituito con circa 23.000 piastrelle in porcellana di Meissen nel 1904-07. Lungo 102 metri, è noto come l’opera artistica in porcellana più grande che esista. Il mosaico mostra i ritratti di 35 antenati tra margravi, principi elettori, duchi e re del casato dei Wettin dal 1127 al 1904. Il Fürstenzug si trova sul muro esterno del cortile delle scuderie del castello. Una curiosità: nel centinaio di figure ne appare soltanto una femminile, quella di una bambina.
Sul lato interno ammiriamo le reali Scuderie, bellissimo cortile in stile rinascimentale, ricostruito dopi i bombardamenti.
Fuori dal centro storico vi è una costruzione singolare, la Yenidze, che pare una moschea ma è un’antica fabbrica di sigarette costruita nel 1907 e oggi trasformata in uffici, nella fine settimana si tengono nella cupola spettacoli musicali e teatrali.
Un aspetto che non immaginavo e che ha reso la mia visita ancora più piacevole è stato costatare quanto siano affabili e cordiali gli abitanti, i sassoni. Contrariamente a molti tedeschi duri e immusoniti si sono rivelati accoglienti e simpatici. Certo non ne ho incontrati tanti – il personale dell’albergo, le cameriere dei caffè, le commesse dei negozi, i guardiani dei musei – ma nessuno lesinava sorrisi. Al momento della partenza, vedendoci salire su un’auto con targa italiana, un ragazzo sconosciuto ci ha gridato “Buon viaggio” in italiano. Incredibile.
Infine due parole sui pubblici esercizi. Nella nostra
intensa giornata non siamo entrati in molti, ma i pochi che abbiamo visitato
erano eccellenti. Innanzitutto l’albergo, Il Swissôtel am Schloss, di fronte al complesso del Palazzo Reale,
moderno e tradizionale, allo stesso tempo grandioso e riservato, è stata una
delle migliori scoperte che ci ha riservato il motore di ricerca. Le camere
sono spaziose, tranquille e arredate in modo singolare, seguendo una certa
tradizione cittadina nel disegno della moquette verde e nella decorazione delle
pareti. L’atrio d’ingresso è grande e luminoso, grazie al lucernario e a un
gioco di specchi, impreziosito con vedute di Dresda di un autore contemporaneo
nient’affatto banale, e il personale è super efficiente e cortese.
Wohnstube: secondo a base di pollo |
Wohnstube: goloso dessert ai lamponi |
Il ristorante Wohnstube
è aperto al pubblico, caldo e simpatico con una cucina molto curata. Servizio
efficiente e ricco di sorrisi.
Caffè Apotheke |
Caffè Apotheke |
In Taschenberg 3, di fronte allo Zwinger, c’è un simpatico
caffè che si chiama Apotheke, cioè
farmacia, perché è arredato con antichi mobili da speziali. C’è anche un dehors con numerosi tavolini, a uno dei
quali è perennemente seduta un’anziana signora sorridente con una tazza di
cioccolata all’altezza delle labbra. Ottima la selezione dei tè e dei caffè e meravigliose
le torte. Ovviamente servite da graziose e sorridenti cameriere in dirndl (costume
tradizionale).
Dresda è una perla da scoprire e ammirare lentamente, un luogo che l’Elba a volte accarezza, a volte sommerge con piene impetuose. Una città con una storia ammirevole e travagliata, più volte distrutta da incendi, con ricchezze senza paragoni e periodi tragici, una città che come l’uccello leggendario sempre muore e sempre rinasce dalle proprie ceneri.