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Monday, 17 February 2014

Viaggio in Islanda - Prima parte

 
 



Scambio di case – Incontro con Inga a Malpensa / Scambio di chiavi e auto. Siamo al nostro primo scambio di abitazioni con qualcuno che desidera trascorrere una vacanza a casa nostra. Si tratta di una donna architetto che abita a Reykjavík, Inga. Ci siamo conosciute tramite un sito specializzato in questo genere di scambi e abbiamo cominciato a corrispondere. Siamo tutte e due alla nostra prima esperienza. Abbiamo concordato date che vanno bene a entrambe le parti e ciascuno si è organizzato prenotando voli, esprimendo le proprie esigenze, curiosità eccetera. Arriva il giorno della partenza: ci incontriamo alla Malpensa nella manciata di minuti tra il suo arrivo e la nostra partenza (l’aereo è lo stesso), appena in tempo per vederci faccia a faccia per la prima volta, scambiarci le chiavi e augurarci buone vacanze.

 



Arrivo a Keflavík domenica ore 4 a.m. Atterriamo a Keflavík alle 4 di una domenica mattina di fine giugno. Il cielo è chiaro quasi come in pieno giorno. Nell’enorme parcheggio dell’aeroporto fatichiamo un po’ a individuare l’auto di Inga che sarà nostra per i prossimi dieci giorni. Ci mettiamo in viaggio e percorriamo i 50  chilometri che ci separano dalla capitale islandese.

 



 
Viaggio verso Reykjavík: lava e lupini – Case multicolori di latta – Assenza di vegetazione. Queste sono le nostre prime impressioni del paesaggio islandese: il nastro d’asfalto – non un’autostrada, ma a due corsie abbastanza larghe – è  completamente deserto e attraversa scuri paesaggi lunari di lava e crateri, privi di alberi ma in questo periodo dell’anno coperti da un manto verde di muschio e blu di lupini  in fiore, essendo questa la loro stagione. Si tratta di piante non autoctone introdotte per arginare l’erosione del suolo, in Islanda particolarmente friabile. Ogni tanto si intravede uno scorcio di mare e qualche villaggio costiero costellato da casette policrome che sembrano fatte di mattoncini Lego. Avvicinandoci ci accorgiamo che il materiale che le ricopre è lamiera di ferro, sia per il tetto che per le pareti esterne. Sono assenti gli alberi e altra vegetazione importante.
 

 
Arrivo in città: taxi dappertutto. Entrando in città notiamo un insolito affollamento di taxi che percorrono un po’ tutte le strade. Di auto private in circolazione c’è solo la nostra. Cerchiamo di sciogliere l’indovinello: la notte tra il sabato e la domenica gli islandesi, come le altre popolazioni nordiche, amano uscire e ubriacarsi. Dati i severi controlli della polizia, nessuno tranne i taxisti osano mettersi al volante. Bravi.

 
 
 
 


 
Finestre senza persiane né tende. Eccoci finalmente “a casa”. Siamo nel quartiere elegante, quello delle ambasciate, ma anche la “nostra” è una costruzione a due piani ricoperta di lamiera blu e grigia. Questa notte bianca per noi è passata in bianco: siamo esausti e ancora prima di disfare le valigie vogliamo dormire un po’, prima di metterci alla scoperta di Reykjavík. Non ci aspettavamo le persiane, ma almeno delle tende un po’ oscuranti, ma pare che gli islandesi non ne facciano uso: il loro inverno è troppo lungo e crudele per far loro escludere la luce estiva che dura ventiquattro ore. Ci abitueremo.

 
 

Centro città: negozi, gente, giovani, mercato (hákarl, brennivin, pesce secco), maglieria artigianale. Il gentile piano di Inga prevede che oggi venga a trovarci suo fratello, per familiarizzarci un po’ con la città e i suoi abitanti. Facciamo colazione, diamo da mangiare ai pesci rossi e consultiamo le cartine e le varie brochures. Il tempo è bello, anche se non si può dire che faccia caldo. Ci saranno 10 o 12 gradi fuori, ma l’appartamento è molto caldo e accogliente. Arriva il fratello, che lavora per una televisione, e ci racconta un po’ di cose pratiche. Ha conosciuto Angelina Jolie e dice che è un tipo molto in gamba, una brava attrice. Più tardi facciamo la nostra prima passeggiata in centro. Notiamo che ci sono tanti giovani, tutti i negozi aperti (è domenica) e l’ambiente è molto vivace.
 
 



 
Entriamo nel mercato coperto nel porto, scopriamo un banco che vende una delle specialità islandesi, la carne di squalo putrefatto (hákarl), tagliato a cubetti e confezionato sottovuoto. Notiamo anche un coraggioso turista che si è lasciato convincere ad assaggiare la mefitica specialità. In una mano tiene uno stuzzicadente con sopra un cubetto di pesce e un bicchierino di brennivin (un’acquavite soprannominata “morte nera”) nell’altra. Molto risolutamente infila in bocca il primo e subito dopo lo affoga nel secondo, non senza avere prodotto un’espressione di estremo disgusto tra le due azioni. Per i locali, si tratta di una specie di battesimo del fuoco, per dimostrare di essere uomini veri. Noi che non lo siamo, acquistiamo un sacchetto di sfoglie di pesce secco, probabilmente di eglefino, che sgranocchiamo passeggiando per la città, un’abitudine locale.
 


Gradevole la passeggiata intorno al laghetto in cui si rispecchia la cattedrale e dove la gente va a nutrire le paperette. Molte boutique vendono bellissimi maglioni morbidi e supercaldi lavorati artigianalmente. Reykjavík è una città moderna e vibrante, dove natura e arte, tradizione e innovazione si fondono e producono opere notevoli, la più notevole di cui è la Hallgrimskírkja, una chiesa progettata da Guðion Samúelsson e completata nel 1983, che è anche la costruzione architettonica più alta del Paese con in suoi 74 m. Dall’alto della guglia più alta si gode di una vista impagabile su tutta la città.

 
 


Blue Lagoon – Piscina di Laugardalur (vasche a diverse temperature). Nei giorni successivi, oltre alla capitale, visiteremo i luoghi più attraenti per natura e arte nella regione occidentale del Paese. Innanzitutto l’Islanda è uno dei luoghi più sismici e “giovani” della terra. E’ in continuo divenire per costanti terremoti ed eruzioni. Il  sottosuolo è un mare di magma molto vicino alla superficie, che produce fenomeni di getti di vapore (geysir), nonché un numero enorme di sorgenti calde un po’ dappertutto. Girando per l’Islanda si notano spesso sbuffi di vapore sia in città sia in aperta campagna. Queste sorgenti sono sfruttate per il riscaldamento geotermico del Paese, un autentico bonus, e come piscine termali per tutti. La più grande e famosa si chiama Blue Lagoon, si trova a una quarantina di chilometri dalla capitale, è alimentata dal contiguo impianto geotermico e la temperatura dell’acqua è di 37-39 °C. Grazie ai minerali presenti, il bagno nella Laguna Blu è benefico per la cura della psoriasi. Bellissima la sensazione di caldo che ti circonda mentre il volto è esposto all’aria frizzante. L’acqua ha un colore azzurro lattiginoso opaco, la sabbia morbida sul fondo invece è nera.  Non è facile nuotare poiché la massima profondità non arriva a 2 metri, ma è estremamente piacevole per rilassarsi.


 
Oltre alla Laguna Blu visitiamo anche un impianto cittadino, Laugardalur, dove, oltre alla piscina olimpionica e a un parco acquatico, ci sono anche “mastelli” a temperature diverse, da 30°C a 42°C, per cuocersi lentamente. Gli impianti termali sono uno dei luoghi preferiti di socializzazione degli islandesi. Ci si dà appuntamento in piscina e si trascorrono insieme momenti di relax.

 
 
 
 
Geysir-Gullfoss. A un centinaio di chilometri a NE della capitale si trova il Circolo d’Oro formato da þingvellir, Geysir e Gullfoss. Il primo è il Parco Nazionale fondato nel 1930 per preservare i resti del primo parlamento islandese stabilito nell’anno 930 rimasto lì fino al 1798. Geysir si trova insieme a Strokkur e una trentina di altri geyser in una zona geotermica molto attiva, con eruzioni regolari di getti d’acqua calda che arrivano fino a 30 metri di altezza e, nel caso di Strokkur, a una frequenza di 4-5 minuti. L’attività vulcanica del sottosuolo influisce molto sulla frequenza e sulla portata dei getti. Gullfoss è una meravigliosa cascata con un’immensa portata d’acqua tumultuosa che affascina da tutte le angolature. La Natura è di certo l’artista numero uno a cui si sono ispirati tutti gli altri artisti islandesi.

Shopping Center Kringlan (bottiglieria nascosta); birra liberalizzata da 1989. Visto che abitiamo in una casa vera e propria decidiamo di consumare i nostri pasti quanto è possibile a domicilio. Usciamo solo una sera e andiamo in un ristorante vegetariano indiano, non male. La spesa la facciamo nel grande centro commerciale Kringlan, situato in periferia, che comprende numerosissimi negozi, boutiques, caffè, ristoranti e anche un supermercato completamente aperto, cioè senza un ingresso e un’uscita suoi propri, ma da cui si può entrare in tutte le altre attività commerciali senza prima passare per le casse.  Un sogno per i taccheggiatori, si direbbe, ma pare che qui il problema non esista. Come negli altri Paesi nordici, la vendita degli alcolici – tranne la birra, liberalizzata dal 1989 – è una faccenda i limiti della liceità. Le bottiglierie si trovano negli angoli più nascosti dei centri commerciali, con le vetrine oscurate come da noi quelle dei sex shop. Naturalmente nessuno può acquistare sostanze “intossicanti” se non è maggiorenne e le bottiglie vengono consegnate incartate in modo assolutamente anonimo. Noi ci sentiamo alla stregua dei maniaci etilisti quando entriamo nel negozio proibito per comprare – a un prezzo astronomico – una bottiglia di  buon vino rosso francese (italiano non c’è) da portare a Steinunn, un’amica di Inga, che ci ha invitati a cena.






Incontro con Steinúnn – Visita studio e altri lavori – Cena da Steinúnn and Jón. Steinunn è un’artista famosa, una scultrice i cui lavori sono esposti in moltissimi Paesi, nonché nella madrepatria. Conosce anche un po’ di italiano per avere studiato a Bologna oltre che a Londra. Ci porta a vedere alcune delle sue opere in giro per la città: pesci in alluminio inseriti nella pavimentazione del porto, figure umane asessuate di alluminio o acciaio sedute su panchine o in piedi sul lungomare, la figura di una suora in acciaio con inserto di vetro trasparente a forma di croce sul petto nel giardino della chiesa cattolica. Poi ci fa visitare il suo studio, molto ampio, dove tiene altri lavori principalmente, ma non solo, di metallo. Infine ci dirigiamo a casa sua, dove facciamo conoscenza anche con il marito, personalità televisiva, e i  figli. La coppia è molto affabile, interessante e interessata a noi.



La cena è deliziosa e il vino si accompagna molto bene. Parliamo d’arte, di musica (conoscono personalmente Bjørk, che descrivono timidissima), di vacanze, dell’Islanda e dell’Italia. Ci riempiono di consigli preziosi su cose da vedere durante il nostro soggiorno: il giardino di sculture e il museo dedicato alle sculture di Einar Jónsson, il museo Asmunður Sveinsson, la Galleria Nazionale, la galleria di Erró. E’ una delle serate più piacevoli di  tutta la vacanza. Dopo qualche giorno ricambiamo l’invito a cena approfondendo la conoscenza reciproca e confrontando le impressioni.
(Continua)
 
 
 

 

 

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