Indubbiamente Venezia è, deve essere, la più romantica città che c'è, il polo d’attrazione più forte per i turisti di tutto il mondo, la destinazione che tutti vogliono raggiungere. Tutte le volte che ci sono stata – sotto il sole, la pioggia, la nebbia o il nevischio – i turisti non mancavano mai. Il motivo è ovvio: è assolutamente unica.
Le fotografie mostrano solo parte della storia, e il
desiderio resta insoddisfatto. Nei viaggi precedenti ho visto il Lido, Murano,
Chioggia, Torcello, Burano – tutte isole minori interessanti e alcune alquanto
pittoresche, ma è la città vera e propria quella che non mi stanca mai. E’ una
ricca vedova che rivive il proprio splendore passato, che sfoggia i suoi
gioielli appannati anche per fare la spesa, che respira l’aria stagnante dei
suoi canali come fosse una preziosa essenza, che narra episodi storici d’onore e di
crudeltà, immensi pericoli, amori eterni, spaventose ingiustizie. È come un
palcoscenico sul quale tutti sono protagonisti, una primadonna che non permette
a nessuno di metterla in secondo piano, una Desdemona che muore in scena tutte
le sere, e si rialza ogni volta per inchinarsi alla standing ovation dei
propri adoratori.
Tuttavia, a dire il vero, non è una città accogliente, anzi
sembra voler scoraggiare chi la venera, respingendo con un traffico ostile, con
mancanza di segnaletica, con prezzi astronomici. Per entrare nel suo cuore
occorre superare la frustrazione, ma si sa che ne vale la pena.
Abbiamo una camera molto grande con vista su Rialto da una delle tre finestre. Peccato che questo sia oscurato da pannelli che nascondono i lavori in corso. Pazienza: le altre due finestre hanno una vista impagabile sul Canal Grande.
Tutto è in stile veneziano tradizionale – soffitti alti con travi a vista, tanto broccato, lampadario di Murano, specchi dorati, arredamento antico autentico… In omaggio c’è una bottiglia di eccellente Prosecco per dimenticare la piccola sala doccia poco illuminata e l’assenza di pantofole omaggio. Le aspettative erano alte, non sono state esaudite ma non ci lamentiamo, perché è una vacanza troppo bella per rovinarla con malumori.
Le strade e le calli sono affollatissime, è difficile procedere, ma riusciamo a raggiungere Piazza San Marco, il cuore di Venezia. Tutti sono stati, sono o saranno qui. E’ più famosa di Piccadilly Circus o di Times Square, più bella della Place de l'Etoile, più grandiosa di Piazza San Pietro. E’ il cuore del turismo mondiale, la meta di tante lune di miele, il fulcro dello storico Sposalizio del Mare e del Carnevale veneziano, tutto in uno. Dappertutto scatti di macchine fotografiche e telefonini che immortalano i “selfie”; la Basilica e il Palazzo Ducale si riducono a sfondi preziosi contro i quali moltitudini variopinte camminano, stanno in piedi o sedute ai tavolini dei caffè e sui gradini dei monumenti. Si può avvertire claustrofobia in uno spazio così esteso?
Ci rifugiamo in un piccolo caffè disperatamente affollato. La gente, per lo più turisti, continua a entrare e uscire, a bere caffè e aperitivi. Il personale è stressato, ma tenta di sorridere e mostrare cortesia.
Centellino con piacere il mio Spritz seduta a un tavolino mentre guardo la folla ammassata sul piccolo ponticello appena fuori dalla porta d’ingresso. Meno male che siamo al riparo.
Camminiamo lungo
il Canal Grande, il viale acqueo più bello del mondo. Gondole, taxi marittimi, vaporetti,
canotti a remi: è un continuo scendere e risalire la corrente. Passano
galleggiando edifici patrizi, alberghi lussuosi, sotto i ponti, portando con sé
i sogni dei milioni di passeggeri che trasportano.
Si fa sera, così ce ne andiamo a un concerto che si tiene in un’antica confraternita veneziana. La Scuola Grande di San Teodoro è un magnifico palazzo vicino a Rialto che racchiude uno splendido salone da concerti progettato dall’architetto del Barocco Baldassarre Longhena e impreziosito da dipinti di Palma Giovane e del Bassano tra gli altri.
Dopo il concerto è ora di cena, così ci dirigiamo verso il sestriere Castello, a nord est del centro, in cerca del nostro ristorante, Luna Sentada (luna seduta).
Per dessert, il giovane gestore raccomanda il loro tiramisù. Totalmente diverso ma delizioso. Insieme alla cena gustiamo il Prosecco della casa, piuttosto torbido ma raffinato.
Torniamo al
nostro bed and breakfast in tempo per scivolare sotto le lenzuola dell’imponente
letto veneziano. Domani saremo a Busseto, luogo natale di Giuseppe Verdi.
(Continua –
Terza parte: Busseto)
11 maggio
2015
2 comments:
sai che ho letto che le "sarde in saor" appartengono alla tradizione ebraica-italiana?
Hai proprio ragione, Paris c'est Paris ma Venezia è unica al mondo malgrado le note stonate che purtroppo rilevi, il fatto è che dell'eticità turistica se ne fregano perché tanto lo sanno che prima o poi ci vanno o sognano di andarci tutti
In effetti l'ho letto anch'io. E' un piatto straordinario, un'armonia discordante di sapori, molto appetitosa.
Dici bene, i venexiani se ne approfittano vergognosamente, ma dovrei dire che i liguri non fanno di meglio. Certo, a Genova non c'è il Canal Grande...
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