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Monday 11 May 2015

Vacanza di compleanno - Terza parte: Busseto

 


Sono nata e cresciuta in città ma mi sono convertita alla vita rurale. La svolta è avvenuta dopo esperienze abitative in parecchi luoghi – città, paesi e campagna di Italia, Inghilterra, Francia, Germania e Israele.
Sebbene non mi riconosca radici particolari, mi sono felicemente stabilita – per il momento – in un luogo idilliaco della campagna italiana, tentando l’olivicoltura e traendone soddisfazione.
E’ una vita molto tranquilla che segue i ritmi della natura.  Non c’è stress. Talvolta ho voglia di provare un po’ di stress, così visito una città. Faccio questo in occasione del compleanno mio o del mio compagno e anche quest’anno non abbiamo fatto eccezione: in programma c’era Venezia. Abbiamo inoltre aggiunto due destinazioni, una città di piccole dimensioni (Cremona) e una frazioncina di paese nella Pianura Padana (Roncole di Busseto). Il motivo conduttore di tutte e tre era la musica classica.
Ecco il filo logico: Cremona è la culla della fabbricazione del violino -> Antonio Vivaldi era di Venezia e ha composto molti pezzi per violino ed archi -> Giuseppe Verdi, nato a Busseto, è stato il più famoso compositore italiano.
 
 
Verdi, detto il “Cigno di Busseto”, nacque infatti a Roncole in una modesta abitazione, oggi meta turistica. Una targa sulla facciata commemora il restauro della casa natale fatto eseguire dalla famiglia Pallavicino nel 1872 come memento per i posteri. Quando siamo arrivati, la casa era già chiusa, ma dall’esterno aveva un aspetto immacolato, non di umile ”abituro” come definito nella targa.
 
 
 
Il nostro bed and breakfast distava poche centinaia di metri, in piena campagna. Era un luogo molto tranquillo e rilassante con intorno un giardino pieno di begli alberi alti. Siamo stati accolti nella maniera tipica di questa regione calorosa, con un gradevole benvenuto informale.
 
 

La nostra stanza era ariosa e piacevolmente arredata e la gentile padrona di casa ci ha prestato due biciclette con le quali abbiamo pedalato nel verde, siamo arrivati in centro al paese, siamo tornati e l’esercizio è stato del tutto godibile.


Il paesaggio è rurale e pittoresco, assolutamente riposante; ci sono diverse piste pedonali e ciclabili che attraversano campi e seguono fossatelli. L’era moderna si è fermata a parecchi chilometri di distanza; gli unici suoni sono quelli naturali, il canto degli uccelli e i muggiti delle mandrie nelle stalle. E’ il posto perfetto per disintossicarsi dallo stress causato dalla città – ideale dopo un’”indigestione” veneziana.




Oltre al luogo di nascita, ci sono altre tappe nel pellegrinaggio dei luoghi verdiani. Villa Verdi, a S. Agata, è dove il compositore abitò nella seconda parte della vita, tuttora occupata dagli eredi ma parzialmente visitabile. Poi ci sono il Teatro Verdi e il Museo Verdi nel capoluogo, Busseto.




Il museo è stato aperto nel 2009 nella Villa Pallavicino, un’imponente residenza del XVI secolo, circondata da un fossato e da un parco stupendo.


Le sale sono decorate come nell’età romantica, con pesanti tendaggi e rivestimenti, riproduzioni di alcuni bei ritratti di Francesco Hayez e come sottofondo costante arie di opere verdiane. In alcune sale sono state allestite bozze di scenografie per un numero di melodrammi.




Si possono inoltre vedere alcuni costumi originali indossati da celebri tenori e soprani. Al piano di mezzo c’è anche un auditorio.

 
 







Parma e provincia sono la capitale gastronomica d’Italia, quindi abbiamo domandato alla nostra padrona di casa di indicarci un buon ristorante locale. Non poteva sbagliare: si chiama Le Roncole, proprio come la frazione.
 

Siamo rimasti immediatamente colpiti dall’atmosfera di genuina cordialità emiliana e dai numerosi clienti che parevano gustare molto i piatti da cui attingevano.
Abbiamo ordinato due antipasti: gelato di parmigiano (per la verità non gelato, ma davvero originale) e un piatto classico di culatello di zibello, prodotto localmente. Poi abbiamo preso ravioli di prosciutto e coniglio alle erbe, entrambi squisiti. Come dessert, una torta sbrisolona e un semifreddo della casa.
Vino rosso della casa con le portate salate e malvasia dolce con il dessert. La qualità complessiva della cena era straordinaria, ma tutto era così ragionevole paragonato a Venezia!



FINE


© DaniBlue

11 maggio 2015




 

 
 

A Birthday Trip (Cities, Islands and Music) - Part Three: Busseto

 


I was born and raised in the city but converted to country life. The turning point came after experiences of living in numerous places – cities, small towns and countryside in Italy, England, France, Germany and Israel.

Although I don’t feel any particular roots, I have happily settled down – for the time being – in an idyllic place in the Italian country, trying to be an olive farmer and quite enjoying it.
It’s a very tranquil life that follows nature’s slow rhythms.  No stress. Sometimes I feel I long for a little stress, so I visit a city. This I do on the occasion of the birthdays of my partner or mine, and this year was no exception: Venice was in the agenda. However, we added two extra destinations, a smaller town (Cremona) and a tiny hamlet in the Po valley (Roncole di Busseto). A theme links all three: classical music. Cremona is the cradle of violin making, Antonio Vivaldi was born in Venice and Busseto was the birthplace of Giuseppe Verdi.




Verdi, the “Swan of Busseto” was actually born in Roncole in a modest house, now a tourist destination. The plaque commemorates the restoration of Verdi's birthplace by the Pallavicino family in 1872 to preserve it for posterity. The house was closed when we got there, but from the outside it looked very well maintained and not really the "humble dwelling" the plaque mentions.
 
 
Our bed and breakfast was just a few hundred metres away from it, in the deep countryside. It was a very pleasant and relaxing place surrounded by a mature garden full of lovely trees. The welcome we received was typical of this warm-hearted region, kind and pleasantly informal.


Our room was airy and tastefully decorated and the kind landlady lent us two bikes with which we toured the countryside, reached the town centre, came back and a very enjoyable ride it was, too.
 
 
 
The landscape is rural and quaint, completely relaxing; there are numerous pedestrian and cycle paths cutting across fields and alongside ditches. The modern era has stopped many kilometres from here; the only sounds are those of nature, birdsong and cattle lowing from their sheds. It is the perfect place to detox from city stress – ideal after the Venetian hangover.
 
 
 

In addition to his birthplace, there are other places to visit in the Verdi pilgrimage. Villa Verdi was the mansion where the composer lived in his later years, still inhabited by his heirs but partly viewable. Then there are the Verdi Theatre and the Verdi Museum in the head town.
 
 
 
The museum was opened in 2009 in Villa Pallavicino, a stately mansion dating from the 16th c., surrounded by a water moat and majestic grounds.

The rooms are decorated according to the Italian Romantic period, with heavy brocade curtains and upholstery, reproductions of Francesco Hayez's beautiful portraits and arias from Verdi's opera constantly playing in the background. In a few rooms are drafts of the set designs for a number of operas.


A few original costumes worn by world famous tenors and sopranos are also on display. On the middle floor there is also an auditorium.
 

 


 

 
Parma with its district is the capital of the Italian gastronomy and we asked our landlady to address us to a local restaurant. She couldn't go wrong. It is called Le Roncole, the same name as the hamlet.
 
 

It immediately struck us with its very genuine, cordial Emilian atmosphere and with numerous patrons apparently enjoying their meal with great gusto.
We had two starters: a "Parmesan ice-cream" (not really frozen, but very original) and a classic platter of "Culatello di zibello" (locally produced raw ham). We then ordered ham ravioli and stewed rabbit in a herb sauce, both delicious. For desserts, we had "Sbrisolona" (a crumbly pie) and a semifreddo of the house.
We drank red house wine with our main courses and sweet malvasia with the desserts. The overall quality of the meal was stellar, but everything was so economic compared with Venice!
 


© DaniBlue

 11th May 2015
 


 




 
 
 
 
 

 

Vacanza di compleanno- Seconda parte: Venezia

 


Indubbiamente Venezia è, deve essere, la più romantica città che c'è, il polo d’attrazione più forte per i turisti di tutto il mondo, la destinazione che tutti vogliono raggiungere. Tutte le volte che ci sono stata – sotto il sole, la pioggia, la nebbia o il nevischio – i turisti non mancavano mai. Il motivo è ovvio: è assolutamente unica.

Le fotografie mostrano solo parte della storia, e il desiderio resta insoddisfatto. Nei viaggi precedenti ho visto il Lido, Murano, Chioggia, Torcello, Burano – tutte isole minori interessanti e alcune alquanto pittoresche, ma è la città vera e propria quella che non mi stanca mai. E’ una ricca vedova che rivive il proprio splendore passato, che sfoggia i suoi gioielli appannati anche per fare la spesa, che respira l’aria stagnante dei suoi canali come fosse una preziosa essenza, che narra episodi storici d’onore e di crudeltà, immensi pericoli, amori eterni, spaventose ingiustizie. È come un palcoscenico sul quale tutti sono protagonisti, una primadonna che non permette a nessuno di metterla in secondo piano, una Desdemona che muore in scena tutte le sere, e si rialza ogni volta per inchinarsi alla standing ovation dei propri adoratori.
 
 
Venezia sembra il set di un film, pur essendo autentica, e se ne ride delle patetiche imitazioni tipo quella di Las Vegas. La si vede, la si ascolta, la si tocca, la si respira, la si assapora, e si rimane con la voglia. Almeno questo è quello che succede a me.

Tuttavia, a dire il vero, non è una città accogliente, anzi sembra voler scoraggiare chi la venera, respingendo con un traffico ostile, con mancanza di segnaletica, con prezzi astronomici. Per entrare nel suo cuore occorre superare la frustrazione, ma si sa che ne vale la pena.
 
 
La sistemazione è la più cara in cui ci siamo mai imbattuti, compresi alberghi e resort molto più lussuosi in giro per il mondo; perfino gli ostelli della gioventù qui sono più cari degli alberghi borghesi nelle altre città. Però, giacché non giriamo più con lo zaino e il sacco a pelo, gli ostelli non sono la nostra meta. Il nostro bed and breakfast si trova in una delle dimore patrizie più belle del Canal Grande, a pochi metri dal ponte di Rialto.


Abbiamo una camera molto grande con vista su Rialto da una delle tre finestre. Peccato che questo sia oscurato da pannelli che nascondono i lavori in corso. Pazienza: le altre due finestre hanno una vista impagabile sul Canal Grande.


Tutto è in stile veneziano tradizionale – soffitti alti con travi a vista, tanto broccato, lampadario di Murano, specchi dorati, arredamento antico autentico… In omaggio c’è una bottiglia di eccellente Prosecco per dimenticare la piccola sala doccia poco illuminata e l’assenza di pantofole omaggio. Le aspettative erano alte, non sono state esaudite ma non ci lamentiamo, perché è una vacanza troppo bella per rovinarla con malumori.



Le strade e le calli sono affollatissime, è difficile procedere, ma riusciamo a raggiungere Piazza San Marco, il cuore di Venezia. Tutti sono stati, sono o saranno qui. E’ più famosa di Piccadilly Circus o di Times Square, più bella della Place de l'Etoile, più grandiosa di Piazza San Pietro. E’ il cuore del turismo mondiale, la meta di tante lune di miele, il fulcro dello storico Sposalizio del Mare e del Carnevale veneziano, tutto in uno. Dappertutto scatti di macchine fotografiche e telefonini che immortalano i “selfie”; la Basilica e il Palazzo Ducale si riducono a sfondi preziosi contro i quali moltitudini variopinte camminano, stanno in piedi o sedute ai tavolini dei caffè e sui gradini dei monumenti. Si può avvertire claustrofobia in uno spazio così esteso?




Ci rifugiamo in un piccolo caffè disperatamente affollato. La gente, per lo più turisti, continua a entrare e uscire, a bere caffè e aperitivi. Il personale è stressato, ma tenta di sorridere e mostrare cortesia.
Centellino con piacere il mio Spritz seduta a un tavolino mentre guardo la folla ammassata sul piccolo ponticello appena fuori dalla porta d’ingresso. Meno male che siamo al riparo.


 
 
Camminiamo lungo il Canal Grande, il viale acqueo più bello del mondo. Gondole, taxi marittimi, vaporetti, canotti a remi: è un continuo scendere e risalire la corrente. Passano galleggiando edifici patrizi, alberghi lussuosi, sotto i ponti, portando con sé i sogni dei milioni di passeggeri che trasportano.
 

 

Si fa sera, così ce ne andiamo a un concerto che si tiene in un’antica confraternita veneziana. La Scuola Grande di San Teodoro è un magnifico palazzo vicino a Rialto che racchiude uno splendido salone da concerti progettato dall’architetto del Barocco Baldassarre Longhena e impreziosito da dipinti di Palma Giovane e del Bassano tra gli altri.



 
Il programma comprende famose arie e ouverture da opere barocche e classiche eseguite da suonatori e cantanti in costumi e parrucche del XVIII secolo. Alquanto anacronistici gli occhiali, le barbe e i baffi di sette dei nove suonatori. Naturalmente lo spettacolo è un’attrazione turistica, però è piuttosto gradevole.




Dopo il concerto è ora di cena, così ci dirigiamo verso il sestriere Castello, a nord est del centro, in cerca del nostro ristorante, Luna Sentada (luna seduta).





Ci perdiamo infinite volte tra vicoli ciechi e canali, ma alla fine lo troviamo. Che sollievo! E’ un locale minuscolo, con luci intime e raccolte, piccoli tavolini e file di bottiglie di vino provenienti dai posti più strani, che offre originali specialità fusion ma anche piatti veneziani tradizionali. Ordiniamo due piatti tipici, sarde in saor (sardine in agrodolce) e bigoli (spaghettoni) al nero di seppia. Entrambi squisiti con qualche accento esotico, per esempio l’insalata speziata che accompagna le sardine.





Per dessert, il giovane gestore raccomanda il loro tiramisù. Totalmente diverso ma delizioso. Insieme alla cena gustiamo il Prosecco della casa, piuttosto torbido ma raffinato.

Torniamo al nostro bed and breakfast in tempo per scivolare sotto le lenzuola dell’imponente letto veneziano. Domani saremo a Busseto, luogo natale di Giuseppe Verdi.
 
 
 
(Continua – Terza parte: Busseto)
 © DaniBlue
11 maggio 2015
 
 




Sunday 10 May 2015

A Birthday Trip (Cities, Islands and Music) – Part Two: Venice

 


There is no question that Venice is, must be, the world’s most romantic city, the strongest magnet for tourists the world over, the destination everyone aims for. Every time I visited – sunshine, rain, fog or sleet – I have always seen it teeming with tourists. The reason is obvious: its uniqueness is absolute.

The pictures only show part of the story, and you are left drooling for more. My previous visits have included Lido, Murano, Chioggia, Torcello, Burano – all interesting and even quaint smaller islands, but it is the city itself I can never tire of. It is an old dowager reliving her past splendour, flaunting her faded jewels even to market, inhaling the stale air of its canals as if it were a very costly scent, recounting past episodes of honour and cruelty, immense dangers, eternal loves, appalling injustices. It is like a stage upon which everyone is a lead character, a prima donna never letting anyone else upstage her, a Desdemona dying on stage every night, and each time getting up to receive a standing ovation from her adoring fans.
 
 

Venice looks like a film set, but is authentic, and laughs off its ludicrous Vegas-like imitations. You see, hear, touch, breathe, savour it, and are left wanting more. This is what happens to me, at any rate.
But, truth be said, it is not a welcoming city, in fact it seems to discourage its worshippers, pushing them off with unwelcoming traffic, lack of signs, astronomical prices. To get into its heart you must overcome frustration, but you know it is worth it.
 
 
The accommodation is the most expensive we have ever come across, including some far more luxurious hotels and resorts around the world; even youth hostels here are dearer than mid-class hotels in other cities. However, we are no longer backpackers, so hostels aren’t what we aim for. Our bed and breakfast is housed in one of the most beautiful palazzos along the Grand Canal, metres away from the Rialto Bridge. Our room is very large and Rialto is visible from one of the three windows. Shame that it is covered with panels to conceal men at work. Tough, but hey, from the other two windows there is an invaluable view of the Grand Canal.
 
 

 Everything is in traditional Venetian style – high beamed ceiling, lots of brocades, a Murano chandelier, gilded mirrors, authentic period furniture… A complimentary bottle of excellent Prosecco makes us forget the small, badly lit shower room and the lack of complimentary slippers. Expectations were high, they haven’t somehow been met, but we are not going to complain, because this is too beautiful a holiday to spoil it with grudges.



The streets and alleys are thronging, it is hard to move along, but we manage to reach Piazza San Marco, the heart of Venice. Everybody was, is, or will be here. It is more famous than Piccadilly Circus or Times Square, prettier than Place de l'Etoile, grander than San Pietro's Square. It is the heart of tourism worldwide, the aim of romantic honeymooners, the hub of the historical Marriage of the Sea and the Venetian Carnival, all rolled into one. Clicking cameras and selfies are everywhere; St. Mark’s and the Doge’s Palace are just precious backdrops against which a multi-coloured world is walking, standing, sitting at café tables and on steps. Is it possible to feel claustrophobic in such a wide open space?




We take sanctuary in a small and desperately busy café. People, mostly tourists, keep coming and going, drinking coffee and aperitifs. The staffs are surely overworked, but they try to smile and be kind.
I enjoy my Spritz sitting at a small table looking out at the crowds packed on the tiny bridge just outside the door. Glad to be inside.





We walk along the Grand Canal, the world’s prettiest water avenue. Gondolas, water taxis, steamboats, paddle canoes: they keep going up and down the stream non-stop. They float past the patrician palazzos, the luxurious hotels, under the bridges, and they carry the dreams of the millions floating along with them.


 
 
 
Evening is falling, and we go to a concert in one of the Venetian ancient brotherhoods. Scuola Grande di San Teodoro is a wonderful palazzo close to the Rialto bridge and inside is a splendid concert hall designed by Baroque architect Baldassarre Longhena with paintings by Palma Giovane and Bassano.
 



The programme of the concert includes famous arias and overtures from Baroque and classic operas and is performed by instrumentalists and singers dressed in 18th c. costumes and wigs. A little anachronistic are the spectacles, beards and moustaches worn by seven of the nine performers.
The show is obviously aimed at tourists, but very enjoyable it is, too.
 

 
 
Après concert, it is time for dinner and we walk to the Castello district, NE of the city, looking for our restaurant, Luna Sentada (Sitting Moon). After getting lost several times among dead-end alleys and little canals, at last we find it. Relief!
 
 


It is a doll-size restaurant, dimly lit and cosy, with tiny tables and rows of wine bottles from the most unlikely places, presenting truly unusual fusion specialities as well as traditional Venetian standards. We have some of the latter, sarde in saor (sweet and sour sardines) and ink fish bigoli. Both delicious with exotic accents, e.g. the spicy salad that comes with the sardines.
As a dessert, the young manager suggests that we try their tiramisu. Completely different, but fabulous. To go with the food, we have a rather cloudy, but fine Prosecco of the house.



Back in our bed and breakfast, it is time to slip between the sheets of our grand Venetian bed. Tomorrow we’ll be in Busseto, the birthplace of Giuseppe Verdi.






© DaniBlue
10th May 2015