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Monday 10 November 2014

Un Calice dal Paradiso

 

E' difficile non diventare poeti parlando del Calice dei Cherubini: il nome dice tutto - è un calice degno di Cherubini,  Serafini e  angeli tutti.

La posizione bucolica sulle colline dell'Oltrepò pavese non ha niente da invidiare ai vigneti della Toscana - un dolce paesaggio ondulato coperto da filari ordinati a perdita d'occhio, dai toni autunnali attenuati, con un acero color arancio o un pioppo dorato qua e là. Finora, il luogo è ancora indenne dal turismo di massa, grazie al proprio isolamento.


L'edificio principale è una cascina tradizionale ristrutturata in cui si trova la cucina e la sala da pranzo, con un capannone separato per il magazzinaggio e l'imbottigliamento dei vini di produzione propria (pinot nero, barbera, bonarda, riesling, miscele interessanti, vini da dessert e grappe).


Calice dei Cherubini è un'azienda familiare gestita in armonia, con una storia edificante che risale al 1964, in cui si dividono i compiti tre generazioni di Calatroni - coltivazione, vinificazione, cucina e servizio in sala, il tutto seguendo la più scrupolosa professionalità, per la massima soddisfazione dei clienti.


Il menù fisso varia secondo il mese e comprende diversi antipasti, due primi, secondodolce e diversi generosi assaggi di vino (6) che accompagnano ciascuna portata, per finire con caffè e grappa.





Ecco la descrizione del nostro pranzo. Per iniziare, ci hanno servito un calice di finissime bollicine rosé (Pinot nero) come aperitivo. Poi sono arrivati gli antipasti, comprendenti tre portate di assaggi: per prima cosa, un piatto con tortino di zucca, frittatina con cipolle dolci e una fetta di cotechino con puré di patate; seguito da crostini con formaggio molle, pezzettini di grana su verdure crude con una salsa di cipolle dolci; infine un vassoio di salumi locali tradizionali che si fondevano in bocca (coppa, salame, pancetta). Il vino di accompagnamento era una Bonarda rossa.



Successivamente sono arrivati i primi. Uno era un assaggio di gnocchetti alla rapa rossa con salsa di gorgonzola, accompagnato da un notevolissimo Pinot nero; l'altro un risotto al radicchio invernale cremoso e sensuale, accoppiato a un Barbera.

La portata principale, grandiosa e inconsueta, consisteva in guanciale di vitello, stufato in salsa di Riesling, servito con polenta e tortino di patate e accompagnato da un potente Perorossino, un'interessante miscela di rossi (Barbera e Croatina).
Il dolce da sogno era una torta morbida di pere e cioccolato presentata in estrema semplicità, il cui gusto sublime era sottolineato dal sottile aroma del vino Unico da dessert.
Alla fine di un tale viaggio nella gastronomia e nella sensualità abbiamo preso un caffè moka. Ci sarebbe stata da assaggiare la grappa della casa, ma eravamo sazi.




Nessun passo falso, tutto perfetto. Il conto è stato l'aspetto più strabiliante di tutti, per uno dei pasti più soddisfacenti e dal prezzo più contenuto mai sperimentati.



DaniBlue
10.11.2014
 




 

2 comments:

sara nathan said...

aiutooooo! e voi avete mangiato e bevuto tutto questo? ragazzi che festino, banchetto da Trimalcione...

Unknown said...

Proprio! Siamo o non siamo dei pervertiti?