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Saturday, 17 January 2015

Recensione di "La ballata di Adam Henry" di Ian McEwan, 2014

 


Ian McEwan ha di nuovo messo insieme un bel romanzo, l’ultimo della serie, che ho letto con piacere.
La trama si sviluppa lungo due linee di racconto, come spesso ama fare l’Autore, intrecciate splendidamente e fatalmente.

L’ambientazione è nella Londra odierna; si segue la vita di un giudice dell’Alta Corte all’apice della carriera, Fiona Maye, magistrata onesta e impegnata, nonché brava pianista dilettante, sposata da trentacinque anni con Jack, professore universitario. La vita domestica, priva di figli, procede serena per quanto un po’ stagnante, fino al giorno in cui il marito la sfida con l’intenzione di imbarcarsi in una relazione extra-coniugale con una donna molto più giovane, che lei conosce, mentre continua a giurare di amare lei, la moglie. Più che scioccata, gli dice che non accetta la situazione, ma lui fa a modo suo e abbandona il tetto coniugale.

Allo stesso tempo, Fiona studia il caso di un minorenne Testimone di Geova, Adam Henry, che rifiuta un’emotrasfusione che gli salverebbe la vita, sostenuto dai genitori correligionari. Per mettere a tacere la sua sofferenza privata, Fiona si lancia anima e corpo nel caso, e ascolta in aula tutte le parti, i medici dell’ospedale dove Adam è ricoverato, i genitori, gli avvocati delle parti e un’assistente sociale. Prima di emettere sentenza, però, decide di ascoltare il giovane nel suo letto d’ospedale. Adam compirà diciotto anni fra tre mesi, quindi è ancora sotto la tutela dei genitori.
Il giudice si rende conto della grande intelligenza e sensibilità del giovane; egli appare convinto della propria decisione di lasciarsi morire per fede, ma Fiona ha l’impressione che sia alquanto fuorviato da mancanza di esperienza e dalla pressione esercitata su di lui dagli anziani della sua chiesa che lo visitano in ospedale.

Finalmente emette la sua sentenza, una decisione arguta, basata sulla celebre Legge per la tutela dei minori del 1989 (Children Act), nella quale sottolinea l’obbligo della legge di rispettare tutti i credi religiosi e contemporaneamente l’obbligo di proteggere e salvaguardare i diritti dei minori, anche nel caso in cui il minore abbia espresso chiaramente il desiderio in base alla propria fede di non avvalersi delle terapie ospedaliere tese a salvargli la vita. I medici vincono la causa e la vita di Adam è salva.
La vita familiare di Fiona si complica con il ritorno del marito che si è stancato dell’avventura e giura di amarla. Lei è ancora ferita e il loro rapporto va alla deriva.

La trama si sviluppa con inattesi colpi di scena, caratteristica che distingue la narrativa di McEwan e rende la lettura delle sue opere un’esperienza tanto avvincente.
L’empatia dell’Autore con la protagonista, in questo caso una donna borghese sulla soglia della vecchiaia in crisi coniugale, è dolorosamente autentica; la descrive in toni simpatetici, pur tenendo un occhio critico sulle azioni meschine o grette che lei compie. Le descrizioni dei personaggi sono vivide e tridimensionali, particolarmente i sentimenti più profondi e i pensieri contorti.

Oltre agli splendidi ritratti psicologici che traccia McEwan, ammiro anche la ricerca meticolosa dello sfondo della narrazione; pare che nulla sia lasciato al caso, nemmeno gli intrichi dei procedimenti giuridici o le citazioni esatte dai registri delle cause, per non parlare della competenza musicale.
La ballata di Adam Henry ci conduce per le strade e i quartieri di quella Londra – Chancery Lane, Gray’s Inn Gardens, Lincoln’s Inn Fields, High Holborn – che sono la scena di un grande romanzo di Dickens, Casa desolata, incentrato sul caso giudiziario immaginario di Jarndyce contro Jarndyce. Avendo letto di recente quest’opera, non riesco a non avvertire una forte corrente sotterranea di empatia tra i due romanzieri.

McEwan, come Dickens, popola i suoi libri di numerosi personaggi coloriti, ma, laddove in Dickens tutti i personaggi sono collegati tra di loro e vantaggiosi per l’epilogo, in McEwan si tratta invece di individui attirati dentro la storia, ciascuno con le proprie peculiarità, che esibiscono maggiore profondità e indipendenza dalla linea principale di racconto. Ognuno, anzi, potrebbe essere il soggetto di un nuovo romanzo.

Non proprio un thriller, ma molto coinvolgente.


DaniBlue

17 gennaio 2015

Wednesday, 14 January 2015

Book Review - The Children Act, by Ian McEwan (2014)



Once again, McEwan has concocted a fine novel, his latest so far, and I have been delighted by it.

The plot develops into two story lines, as the Author often enjoys doing, which are wonderfully and fatally intertwined.

Set in to-day London, it concerns the life of a High Court judge, Fiona Maye, approaching retirement, an honest, involved magistrate and amateur pianist, who has been married 35 years to a university professor. Their family life appears serene although a little stagnant, despite the absence of children, until the day her husband confronts her with his whim to have an extra-marital affair with a much younger woman, someone she knows, all the while professing his love for his wife. She is shocked, to say the least, and tells him that she won’t accept it. He nevertheless has his way and leaves the marital home.

At the same time, Fiona is studying the case of a minor, a Jehovah’s Witness, Adam Henry, who is refusing a blood transfusion to save his life, backed by his like-minded parents. To silence her own personal pain, she gets deeply involved in the case, hearing in court all parties involved – the hospital doctors, the parents, their lawyers and a social worker. Before delivering her ruling, she decides to interview the youngster in his hospital bed, only three months short of his eighteenth birthday, but still under his parent’s legal protection.

She realises Adam is highly intelligent and sensitive; he sounds convinced of his decision to die for his deep religious beliefs, but Fiona feels that he is somehow been misled by his lack of experience and by the pressure exerted on him by the church’s elders who visit him in hospital.

She finally delivers her judgment, a clever piece of ruling, based on the celebrated 1989 Children Act, in which she stresses the duty of the law to respect all religious beliefs and at the same time to protect and foster the rights of minors, even in case someone clearly expresses his wish based on his faith to relinquish the hospital treatment aimed to save his life. The hospital doctors win the case and Adam’s life is saved.

Fiona’s family life gets further complicated by the return of her husband who has got over his fling and swears he loves her. She feels still hurt and their relationship is drifting.

The plot develops further with unexpected twists, a feature that distinguishes McEwan’s narrative and makes the reading of his novels such a riveting experience.

The Author’s empathy with his protagonist – this time a middle-class professional woman undergoing a marital crisis – is painfully authentic; he describes her compassionately whilst keeping a critical eye on her petty or spiteful actions. His descriptions lift the various characters off the page, making them three dimensional, particularly their inner feelings and twisted thoughts.

Coupled with McEwan’s stupendous psychological portraits, I am also in admiration of his meticulous research of the narrative background – nothing is  left to chance, it seems, not even the intricate legal proceedings and exact quotes from case books, not to mention his apparent competence in classical music literature.

In The Children Act we are led into the streets and areas of the City of London – Chancery Lane, Gray’s Inn Gardens, Lincoln’s Inn Fields, High Holborn, that were also the stage of Dickens’ Bleak House centred on the fictional judiciary Jarndyce and Jarndyce case. Having recently read the Dickens novel, I can’t help feeling a strong underlying current of empathy between the two novelists.

McEwan, like Dickens, populates his works with several colourful characters, but, whereas in Dickens all characters are expedient to one another and to the denouement of the plot, in McEwan they are individuals drawn into the story, each one with his or her peculiarities, showing greater depth and independence of the main storyline. In fact, each character could be the subject of a new novel.

Not reaching the impossible heights of Atonement, and not exactly a thriller, The Children Act is nevertheless truly compelling.



DaniBlue

14th
January 2015