Nulla batte una bella passeggiata per vicoli medievali in un
tramonto limpido con una vista che domina il porto dei VIP di Montecarlo.
Gli yacht
miliardari sembrano barchette giocattolo in una piscina blu in mezzo al
giardino, e i soffocanti grattacieli-condominio niente più che costruzioni di
Lego fatte da bambini.
Tutto questo si trova a poche centinaia di metri sotto di noi, mentre qui in alto, nell’antico e pittoresco villaggio di Roquebrune, l’unico suono è il grido dei gabbiani appollaiati in cima alla torre della fortezza carolingia dell’XI secolo.
Quasi dimenticato dal presente, questo borgo è un campione
perfettamente conservato di architettura tradizionale della Liguria occidentale
– in passato è appartenuto alla Repubblica marinara genovese – con carruggi
fiancheggiati da case in pietra con persiane colorate, erte scalinate che
s’inerpicano verso la rocca, giardini appartati che confinano con i vicoli, antichi
abbeveratoi di pietra, panche di ardesia e chiesette dalla facciata sgargiante,
pace e tranquillità ovunque, solo una manciata di ragazzini che tirano calci a
un pallone nella piazzetta in mezzo a cui sorge l’olivo millenario, circondato
da una panchina di legno per sedersi, ammirare il panorama, meditare…
Sulla piazza s’innalza una rupe scura (rocca bruna?), un
tipo di roccia clastica (sedimentaria) definita “puddinga”, parte dei dirupi
naturali su cui è costruito il villaggio, e che si erige di alcune centinaia di
metri alle spalle di questo, creando uno sfondo spettacolare.
Roquebrune ha avuto alcuni celebri residenti, tra cui Le
Corbusier, W.B. Yeats, André Malraux, Jacques Brel, il granduca russo Alexander
Mikhailovich, morto qui. C’è un museo d’arte e si tiene regolarmente un
mercatino dell’antiquariato.
Poi c’è il nostro preferito, Au Grand Inquisiteur: una
minuscola “grotta”, una
caverna fiocamente illuminata evocativa di secoli di storia e mistero, che
prende spunto dal nome Grande Inquisitore, il cui falso truce ritratto è appeso
all’ingresso, sembra fatta apposta per infondere terrore. Naturalmente ha avuto
l’effetto opposto su di noi, rendendoci curiosi di provare il locale. E siamo
davvero felici di averlo fatto: è stata un’esperienza indimenticabile in tutti
e per tutti i sensi.
15 giugno 2015